Villanova Mondovì
Nella provincia di Cuneo, detta la Granda («grande» in dialetto) per essere la più estesa del Piemonte, la seconda in Italia per numero di comuni (ne conta 250) e la quarta per superficie, c’è un comune in pole position per il ruolo che i borghi rivestiranno nel prossimo futuro.
Bagnato dal fiume Ellero Villanova Mondovì si trova nel Monregalese, dove si incontrano le tre valli Ellero, Maudagna, Corsaglia. Non lontane ci sono le principali cime delle Alpi Liguri, quali Mondolè, Seirasso, Mongioie.
I suoi numeri sono 5.766 abitanti (al 31 08 20), 7 frazioni e tre borgate, tra cui Villavecchia, 526 m slm e 28,29 km² di superficie.
Interessante il motto che appare sullo stemma in quel piccolo cartiglio bianco ARMIS ET STUDIO, («Forti in battaglia e sui libri») che già dà un’idea del carattere dei suoi abitanti. E vediamo al centro la Bastita, il castello di Villavecchia sorto nel 1369 scomparso nel tempo.
II documento più antico che cita Villanova è un diploma dell’imperatore di Germania Ottone IV dell’anno 1210. Per la sua posizione strategica la storia di Mondovì è stata piuttosto movimentata, subì molti assedi, numerose occupazioni (Visconti, Savoia, Angiò, ecc.). Nel 1368 cambiò signore per ben tre volte, e addirittura finì in dote al figlio del re d’Inghilterra.
Si racconta che nel 1641, durante la lotta per il Ducato di Savoia, Cristina di Savoia inviò un reggimento francese per prendere la città. Erano per la maggior parte Ugonotti, “eretici” (protestanti calvinisti) e saccheggiatori, che posero la loro base sul pianoro di Caporale. Esasperati i Villanovesi li invitarono in paese a far festa, li fecero ubriacare e al segnale il forno è caldo, fate il pane!, trasmesso con il passaparola di porta in porta, diedero inizio a una carneficina. Da questo evento sono nate le figure popolari di Trumé e Carlotta, che sono diventate le maschere di Villanova e un marchio di qualità.
Nell’Ottocento e fino al Novecento ci fu un importante sviluppo industriale incentrato sulle cave, e si diceva che qui si trovasse la «ghiaia migliore del Piemonte». Sorsero fornaci da mattoni e da calce, filande e fabbriche di ceramiche, produzioni storiche che diedero lustro a Villanova oltre i confini nazionali.
In piazza di Villavecchia si trova l’edificio più antico che nasce sui resti di una chiesetta anteriore all’anno 1000. L’antica chiesa di Santa Caterina fu l’edificio sacro del borgo medioevale e della cittadella fortificata, quando nel Quattrocento la torre d’avvistamento divenne torre campanaria.
La storia dell’ex parrocchiale la possiamo leggere dalla sua pianta a croce greca irregolare, ottenuta con una serie di annessioni e aggiunte. Nel recente restauro si sono trovati resti ossei del IX secolo e dell’edificio primitivo. Presenta elementi romanici e gotici, e la facciata è in cotto a due ordini sovrapposti.
All’interno si possono ancora ammirare gli splendidi affreschi che sono la sua vera bellezza, riportati alla luce sotto uno strato di intonaco. Datano tra il 1410 e il 1415 i cicli di affreschi gotici di Rufino d’Alessandria. Nella parete del battistero un frammento di affresco rappresenta il Battesimo di Gesù, cinto da un drappo di cui si può ammirare la delicata trasparenza, a cui assiste un elegante airone cinerino sulle rocce del Giordano.
Nel 1469 il Maestro delle Storie di S. Sebastiano affrescò la prima campata della navata sinistra con cicli narrativi, accostati l’uno all’altro e ricchi di particolari, da far pensare quasi a un fumetto ante-litteram ed è forse l’unica rappresentazione in Piemonte. Nel 1490 il Maestro della Madonna dei Boschi di Boves, con influenze provenzali nell’uso della luce, contribuì con santi e una Madonna della Misericordia.
La seconda chiesa che occupa quell’angolo di piazza e il piccolo belvedere è l’ex Confraternita di Santa Croce (1755), costruita con le macerie della Bastita.
È un piccolo gioiello, esempio di barocco piemontese, firmato dal celebre architetto Bernardo Vittone (allievo di Filippo Juvarra), che seppe utilizzare al meglio il piccolo budget a disposizione. Presenta la facciata in cotto, linee curve, pianta a croce greca, tamburo ottagonale, e all’interno è da ammirare anche l’uso scenografico della luce
L’attuale chiesa parrocchiale di San Lorenzo, in stile neoclassico, fu eretta su disegno dell’architetto Silva tra il 1820 e il 1833, mentre la facciata del 1889 è su disegno dell’architetto Michelangelo Ponzo. All’interno spicca il gruppo ligneo di Maria SS. Addolorata(1876) di valore inestimabile, opera dell’artista Antonio Roasio.
Nella frazione Pasco di Villanova Mondovì è sita la chiesa della Madonna del Pasco, un santuario eretto nel 1700 sulla struttura di un pilone votivo, la cui immagine quattrocentesca (ora sull’altare) è opera di un artista umbro e rappresenta la particolare iconografia della Madonna delle Ciliegie.
La Madonna offre una ciliegia al Bambino che tiene in mano un uccellino, a cui dà a sua volta una ciliegia, frutto simbolo dell’amore di Cristo e del suo sangue versato che libererà l’uomo dal peccato. L’uccellino è rappresentato con le ali aperte a croce, in quanto simbolo dell’anima umana segnata dalla morte.
Fa da sfondo a Villanova il Monte Calvario (814 m), che ha in cima una croce del 1900, in marmo bianco locale alta 12 m. È attraversato dalla fitta Rete Sentieristica Villanovese, con itinerari che conducono a punti panoramici e consentono di raggiungere due mete principali: la Grotta dei Dossi e il Santuario di Santa Lucia.
La Grotta dei Dossi ha l’accesso sui pendii del monte è di origine carsica, con uno sviluppo complessivo di 910 m e un dislivello di 21 m e si articola in corridoi e sale. È stata la prima a essere scoperta in provincia di Cuneo, nel 1797, e un secolo dopo fu la prima illuminata elettricamente in Italia.
Ma il vero primato è che sono le grotte più colorate d’Italia, per la presenza dei minerali che l’acqua incontra e che si combinano col carbonato (bianco), come il rame verde-blu, il ferro rosso e il piombo grigio. Potenziato dall’illuminazione, lo spettacolo di forme e colori conquistò i visitatori fin dall’inaugurazione il 15 agosto 1893, dopo aver asportato 604 metri cubi di roccia con 1504 mine.
Nel tempo l’esplorazione è continuata e sono state aperte altre sale. Contribuiscono alla suggestione i nomi evocativi delle sale: il Salottino Gotico, la Torre di Pisa, la Colata Rossa, i Bagni di Venere, la Barca di Caronte, e tanti altri.
La Grotta e Santuario di S. Lucia è una grande caverna naturale e una fonte sorgiva dedicate al culto della Santa e una sfida architettonica a partire dal XVI secolo per la realizzazione del grande convento a strapiombo. Spettacolare punto panoramico.
Un pilone sacro e un miracolo sarebbero all’origine del complesso. Si narra di un antico pilone un tempo posto alla confluenza dei torrenti Ellero e Lurisia, e di un’apparizione della Santa a una pastorella sordomuta, a cui restituì parola e udito, esprimendo il desiderio che il pilone fosse messo al sicuro dalle inondazioni.
Fu quindi scelta la caverna nel fianco del Monte Calvario e intorno, abbarbicato al costone roccioso, nei secoli prese forma il suggestivo convento a strapiombo.
Dopo aver accennato ad alcuni dei tesori del borgo non può mancare di dare spazio alla dolcezza con la specialità locale dei Villanovesi al Rhum, praline a base di cioccolato e rhum. Il composto è racchiuso tra due cialde di meringa e il tutto è ricoperto di cioccolato fondente. Nel tempo sono nate diverse varianti, come quelle con nocciole, mandorle, caffè.
La posizione di fondovalle consente a Villanova di godere dell’indotto turistico del comprensorio sciistico Mondolè Ski, il primo della provincia di Cuneo e il secondo in Piemonte dopo Sestriere. Infatti, da luogo di villeggiatura per un turismo di prossimità, dopo le Olimpiadi di Torino 2006 il turismo è diventato anche di ricaduta verso l’estero con una clientela dal nord Europa, oltre a quella italiana che si è allargata a tutto il Belpaese.
Poiché la clientela del Nord Europa arriva in primo luogo per le grandi mete del vino nella stagione autunnale, si è pensata a un’alternativa per destagionalizzare i flussi turistici. Ed è così che il comune ha aderito al progetto Holiday working, proprio sull’esempio del Nord Europa, di cui il Piemonte è capofila in Italia.
Ideato come una delle chiavi per la ripartenza del turismo dopo la pandemia è qui contestuale all’attivazione della BUL (Banda Ultra Larga FTTC, Fiber to the Cabinet), che consente di utilizzare la connessione superveloce, di cui Villanova è il primo centro a usufruirne insieme a Carrù.
Ma in cosa consiste l’holiday working? Lo spiega al Forum del Turismo Sostenibile Michele Pianetta, vicesindaco di Villanova Mondovì e vicepresidente ANCI Piemonte con delega all’innovazione e alle Smart cities.
Abbiamo deciso di aderire al progetto di DMO Piemonte, l’agenzia turistica di sviluppo regionale, che ha individuato una serie di strutture in cui l’aspetto dello smart working potesse fondersi con quello delle vacanze. Quindi la possibilità, ad esempio, di abbinare una giornata lavorativa a una visita alle nostre bellezze, come le grotte. Si è cercato di trovare un sistema che unisse i due aspetti, e devo dire che i numeri ci stanno dando ragione. Le strutture villanovesi hanno investito in maniera importante e oggi hanno già una certa clientela di base su cui programmare il futuro.
Non resta che andare a verificare di persona la bontà dell’iniziativa e ad ammirare la ricchezza di tesori in quest’estate dove si torna a viaggiare con una certa sicurezza.
Adriana Maria Soldini
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