L'Italia dei borghi

Montegrosso d’Asti

Oggi ci addentriamo nel Monferrato Astigiano, compreso tra il fiume Tanaro e la valle del fiume Belbo, per fare visita a Montegrosso d’Asti, a circa 15 km dal capoluogo. I suoi numeri sono 2.320 abitanti (a fine 2019), 14 frazioni, 244 m slm. e 15,42 km² di superficie.

Il borgo è disposto ad anfiteatro tra due speroni collinari nella zona vinicola dell’Astesana.

Ha dato i natali a Giacomo Scotti, fondatore del Partito dei Contadini, che qui vi è anche sepolto. Inoltre, nel cimitero si trova la tomba nella cappella di famiglia del pittore Enrico Paulucci delle Roncole, montegrossese per parte di madre.

Una curiosità: il paese ha una banda musicale fondata nel 1879.

Il toponimo è attestato come Monsgrossus e Montisgrossij in documenti di metà XII secolo. All’inizio fa parte del contado di Loreto fino al 1149, quando viene ceduto al Comune di Asti.

La posizione è strategica, perché è sito lungo la direttrice per gli scambi con la Liguria, ed è per questo che la sua storia è un susseguirsi di occupazioni e di conflitti. Per farne alcuni esempi, nel 1155, a seguito della sconfitta di Asti per mano di Federico Barbarossa, i marchesi di Incisa occupano il villaggio, ma pochi anni dopo gli astigiani ritornano, lo distruggono, e lo ricostruirono sul colle. Nelle Cronache Astigiane si narra nel XIV secolo di conflitti violentissimi tra guelfi e ghibellini. E anche più avanti durante le guerre per la successione del Monferrato il paese è più volte oggetto di attacchi per la posizione dominante sulla strada Nizza-Asti.

Montegrosso Castello

Al periodo più antico appartiene il castello, costruito dal marchese Bonifacio del Vasto, e oggi sede di un’azienda vinicola. Nonostante la parziale demolizione del 1637 su ordine del governatore di Milano don Diego Leganés, mantiene integro l’aspetto difensivo. L’edificio è a pianta rettangolare con merlatura ghibellina murata. È strutturato in tre corpi e con una cortina in muratura che delimita il cortile. Restano ancora le mura medievali.Parrocchiale Montegrosso

In cima al colle l’edificio più alto è il campanile della maestosa parrocchiale dei Santi Secondo e Matteo, di stile basilicale a croce greca, costruita nel 1860 sulle fondamenta della cappelletta del castello. Ha un pronao neoclassico ed è sormontata da una cupola ottagonale.

Montegrosso interno parrocchiale

All’interno conserva il dipinto datato 1620 dei Santi Secondo e Matteo di un certo Aretinus, un organo Vegezzi-Bossi del 1890 e una grande croce di bottega astigiana del Seicento.Montegrosso Belvedere

Davanti alla chiesa si apre uno splendido belvedere. Sulla linea dell’orizzonte svetta con la sua classica sagoma triangolare il monte simbolo del Piemonte, il Monviso (detto «Re di Pietra»), dalle cui pendici nasce il Po.

Un edificio parte della storia delle confraternite è la chiesa della Confraternita di San Rocco, a pianta rettangolare, nell’omonima via. L’attuale chiesa venne ricostruita nella seconda metà del Seicento, e fu più volte rimaneggiata e ampliata. All’interno custodisce una coperta del 1870 (chiamata «sudario»), in velluto nero con il bordo giallo oro e l’effigie della morte, che serviva ad avvolgere la bara dei poveri. Conta molti ex voto, dei quali il più antico è datato 1704.

La nuova chiesa in Valle Nostra Signora di Lourdes, inaugurata nel 2000, ha la particolarità di avere tre nuove campane benedette da papa Francesco in Vaticano, il 26 agosto 2015. Le campane celebrano tre anniversari: i 65 anni di parrocchia dell’arciprete don Giovanni Conti, i 65 anni di ordinazione presbiterale del cardinale Angelo Sodano, e i 15 anni di episcopato del vescovo Francesco Ravinale.

Un’altra data importante è il 22 giugno 2014, quando il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO iscrive il sito I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Montegrosso UNESCOIl sito comprende il territorio di 101 comuni delle province di Alessandria, Asti e Cuneo tra cui Montegrosso d’Asti. I territori sono raggruppati in 6 componenti (core zone, «zona centrale») e due zone tampone (buffer zone) per fornire un ulteriore livello di tutela ai siti UNESCO. Montegrosso d’Asti appartiene alla Componente 4 Nizza Monferrato e il Barbera. È presente una produzione locale dell’ottimo Barbera d’Asti DOCG, il Mungros, dal nome dialettale del borgo.

Ma il borgo custodisce nel suo territorio anche un altro tesoro, il prelibato tartufo bianco (Tuber magnatum Pico).

Gara dei tartufi Montegrosso fiera

Nella cucina montegrossese viene tagliato in lamelle e va ad arricchire agnolotti, tajarin (tipica pasta piemontese), gnocchi, riso in bianco, fonduta, insalate di funghi crudi.

tajarin al tartufo

In autunno si organizza in paese la Fiera del Tartufo, che si aggiunge alle numerose fiere e feste in programma, dove si tiene la gara dei tartufi e un pranzo a base del prezioso tubero. 

La biblioteca civica ha una caratteristica che la rende unica. Nel 2000 è stata trasferita dal palazzo municipale nell’edificio della stazione ferroviaria. Il risultato dell’attento lavoro di restauro e dell’allestimento la rendono  deliziosa e funzionale. La nuova sede è intitolata al pittore Enrico Paulucci del Gruppo dei Sei di Torino, cittadino onorario di Montegrosso d’Asti, di cui si è fatto cenno più sopra. La stazione continua a essere in uso.

Nell’anno pandemico del 2020 l’Amministrazione Comunale ha realizzato due nuovi punti d’interesse che contribuiscono a mantenere coesa la comunità e a rafforzarne l’identità collettiva, oltre a costituire attrazioni turistiche.

Il primo è il Monumento alla Vita Montegrossese che ha riqualificato l’ex peso pubblico in disuso da tempo. Il piccolo edificio è stato ricoperto da pannelli con foto del paese e dei suoi abitanti dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi.Monumento alla vita montegrossese

 

Accanto è stato allestito con cura uno spazio verde con alcuni accessori e un leggio che ospita una targa con una frase presa dal romanzo La luna e i falò di Cesare Pavese.

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

Il secondo è un’installazione di matite colorate in barrique, una botte di origine francese della capacità di 220 litri, dove viene conservato il vino rosso del borgo. Ad alcuni pali di legno di castagno, un tempo utilizzati come sostegno dei fili di ferro dei filari delle viti, è stata data la forma di matita per poi essere dipinti con diversi colori.Montegrosso matite colorate

I pali e la botte sono riconducibili all’attività che più contraddistingue la comunità e il sindaco Marco Curto così motiva la scelta della sua Amministrazione:

Con un piccolo quadretto riassumiamo quelle che sono le nostre origini, quindi il vitigno, l’uva barbera, più la botticella in cui viene affinato il prodotto di questi particolari filari. 

La struttura ha già attirato la curiosità di numerosi visitatori e queste matite si vanno a sommare alle altre che caratterizzano il paesaggio del Monferrato.

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