Viaggiare
Viaggiare non è spostarsi, o meglio, non equivale al piatto spostamento di un corpo da uno spazio all’altro, da un tempo all’altro, da una stagione all’altra, come non esistessero spazi intermedi. Eppure, la luce che lentamente si trasforma nel passaggio dalla notte al giorno e viceversa, da una stagione all’altra, non accade senza un necessario tempo intermedio. Perfino in spazi privi di alba e tramonto, gli interstizi necessari ai tempi delle trasformazioni sono creati da sfumature impercettibili che stanno alla base del nomadismo, carovane che si spostano seguendo il ritmo delle stagioni. A dire che la corsa compulsiva che ha caratterizzato le cosiddette vacanze e i cosiddetti viaggi degli ultimi decenni, ignorando la dolcezza della lenta transumanza, del lento scoprire i misteri della fioritura, che cambia cambiando ecosistemi prossimi, magari, ma diversi, lo scollinare dolce da un ambiente a un altro, il pagaiare lento lungo un fiume, la scoperta inattesa di una radura in un bosco, oppure il silenzio – assordante – del canto dei grilli nella notte.
Scoprirsi via-andanti: che vanno per via, sui propri piedi, o in bicicletta, oppure in barca: in viaggio. Quanto ce ne ha parlato Paolo Rumiz. Quanto ce l’ha mostrato nei suoi acquerelli Hermann Hesse. Come ci ha svelato Predrag Matvejević, con le minuscole felci felici negli interstizi di muri veneziani, una Venezia minore – L’altra Venezia- tutta da scoprire. Se si va lenti.
“Buon giorno, disse il piccolo principe. Buon giorno, disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più’ il bisogno di bere. Perché vendi questa roba? disse il piccolo principe.
È una grossa economia di tempo, disse il mercante.
Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana. E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti? Se ne fa quel che si vuole….
Io, disse il piccolo principe, se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…“
Ecco. Antoine de Saint Exúpery, Hermann Hesse, Paolo Rumiz, Predrag Matvejević, e con loro tanti altri, andrebbero recuperati come ideali compagni del senso del viaggio, lento, interiore, nella rivisitazione della nostra vita, dell’intensa bellezza del mondo, interno quanto esterno.
Contributo di: Marco Francesconi – Psicanalista
Daniela Scotto di Fasano – Psicoanalista
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