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“DONNE COSTRUTTRICI DI PACE”: LA STORIA DI RENATA FONTE

Il Presidio di Libera Pavia Rossella Casini e Marcella Di Levrano ha accolto con piacere l’invito a partecipare al Progetto Editoriale “Donne Costruttrici di Pace” attraverso le testimonianze di alcune storie di donne vittime delle mafie.

Il progetto, nato per volontà degli Stati generali delle Donne in collaborazione con il Circolo Laudato si’ – Economia delle Donne e DiCultHer –New European Bauhaus, è stato avviato il 7 gennaio con la pubblicazione della biografia di Rigoberta Menchù Tum e, ogni sabato, fino al 21 marzo, in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, vedrà il racconto di tante donne che, rifiutando o contrastando la cultura mafiosa, hanno scelto in base ai valori che consentono di costruire la pace in opposizione alla violenza e alla sopraffazione.

Farne memoria e raccontarne la storia ci sembra un bel modo di lanciare semi di “possibili esempi” da percorrere.

La biografia di questa settimana racconta la storia di Renata Fonte che ha lottato con coraggio per amore della sua terra.

Cento passi verso il 21 marzo 2023

La biografia

Renata Fonte, politica coraggiosa. La sua vita non si può racchiudere in poche parole. Una vita spinta dall’amore: per le sue figlie, per la sua famiglia, per le altre donne e per la sua terra che ha difeso con tutta se stessa. Viene brutalmente assassinata con tre colpi d’arma da fuoco a pochi passi dal portone di casa, di ritorno da un Consiglio comunale, la notte tra il 31 marzo e il primo aprile del 1984 a soli 33 anni.
È il primo omicidio di mafia commesso nel Salento, perpetrato tra l’altro a danno di una giovane
donna. Gli esecutori e i mandanti dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia.

Renata nasce a Nardò, in provincia di Lecce, il 10 marzo del 1951. Conosce Attilio Matrangola, un giovane di 22 anni, sottufficiale dell’Aeronautica, che diventerà suo marito. Dall’unione nascono due figlie Sabrina e Viviana.La giovane coppia è costretta a cambiare spesso città a causa degli incarichi di lavoro di Attilio Finalmente nel 1980, il marito viene trasferito all’aeroporto di Brindisi e lei vede realizzarsi il sogno di avvicinarsi alla sua terra natìa. In quegli anni, forte degli insegnamenti di Pantaleo Inguisci, avvocato, storico e antifascista, comincia a impegnarsi attivamente nella vita politica della città, militando nel Partito Repubblicano Italiano. Era una donna che tutelava i diritti delle donne, era iscritta all’Unione Donne Italiane e seguiva le attività del Consultorio locale.

L’impegno politico
Partecipa con passione e dedizione alle battaglie civili e sociali di quegli anni e dirige il Comitato per la Tutela di Porto Selvaggio, contro le paventate lottizzazioni cementizie e la speculazione edilizia. Impegnandosi pubblicamente e sui mass-media crea una grande attenzione sul tema che porterà all’emanazione dalla Regione Puglia di un’apposita Legge di tutela del parco, ancora oggi vigente. Decide di candidarsi alle elezioni amministrative della città che vincerà, scavalcando un noto personaggio locale. Fu la prima donna nel 1982 ad assumere la carica di assessore alla cultura e alla pubblica istruzione. Ed è proprio in questo periodo che Renata, spesso lasciata sola e contro tutti, inizia a scoprire illeciti ambientali e oscure speculazioni edilizie a Porto Selvaggio.
Renata è una giovane donna piena di vita, animata dall’amore per la propria terra, crede fortemente nella legalità e nella giustizia e non può certo accettare che quelle speculazioni vengano portate a termine. Così si oppone e combatte prontamente con tutte le sue forze tanto da ricevere presto minacce di morte che non l’hanno fermata.
Memoria viva
La memoria di Renata si è mantenuta viva in tutti questi anni grazie all’impegno e alla forza di volontà delle figlie, Viviana e Sabrina e di tanti volontari di Libera e altre associazioni. La tenacia di Renata Fonte vive dal 1998 nell’associazione “Rete Antiviolenza Renata Fonte”, primo centro antiviolenza riconosciuto dal Ministero dell’Interno in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità. Le è stata dedicata un’orchidea la Ophrys x sivana nothosubsp. renatafontae,.

La scheda bibliografica è a cura di Sandra Basti
Presidio di Libera Pavia, Rossella Casini e Marcella di Levrano

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